Buone Vacanze cani!

Bologna è calda, ci stanno 96° e neanche un filo di vento passa dalla finestra. Io, sicuramente come molti altri, devo lavorare. Nessuna vacanza di merda, nessun momento di relax se non quando vado in bagno a cacare.

Un solo ristrettissimo pensiero:

vaffanculo bastardi

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SoundDreams

Uno strano effetto modellante, le
terminazioni nervose si fanno spazio tra i pensieri, elettroni
esplodono tra le sinapsi ricoperte da aloni elettrici tra i dentini
di altre cellule.

Sullo sfondo un buio infinito.

Luci generate dall’esterno vengono
trasmesse da filamenti colorati e tesi ai centri nervosi abilitati
all’equilibrio. Si muove lo strato superiore della terra e una
deflagrazione improvvisa pulisce il territorio dalla nebulosa di
microgocce dalle pigmentazioni piu’ disparate. Un mosaico a terra, piastrelle blu scure riflettenti si
alzano dal terreno e poggiano le loro basi di lato a formare una
muraglia di migliaia di chilometri che comincia a muoversi verso il
centro della terra. Nel vuoto dela paura e dal sottilissimo involucro
che la contiene. E’ un tunnel che si lancia a picco con le sue pareti
luccicanti e riflettenti sulla coscienza e sulle sue crepe. Anse
color silicio e devastanti suoni cromati provenienti da chissà
quale natura, puntellano le meningi con acuti e stridii. Ci si
avvicina al nucleo, e la velocità è tremila volte quella della
luce. I fotoni perdono il contatto con la velocità e tendono a
barcollare nel loro misterioso propagarsi. Sinusoidi generate da
minuscole particelle sbattono contro le lisce e levigate specchiere
della muraglia oramai tunnel indefinito. Vicini al termine della
solitudine si estende un infinito parco d’erba violetta e da sopra lo
spettacolo è un turbine incessante di venti e lampi; a picco sulla
rinascita, sembra scomparire la paura e si avverte una punta di
bianco, un piccolo sole a milioni di chilometri.

Raggiunto in pochi istanti.

Le pareti si disintegrano in una sorda
esplosione che polverizza l’aria e il circostante.

Maggio 2012, sembra che sia passata una
carestia, dopo un terremoto di 15 gradi della scala richter. Sono le
8e30 del mattino e gli allarmi delle case, delle auto ormai hanno
anche smesso di urlare, in giro c’è solo gente che prova a scappare,
non so da chi, non so da cosa. Prova a mantenersi in vita, impaurita
le vedi scappare infagottata, famiglie intere che corrono verso un
posto dove potersi riparare. Siamo in guerra, non si sa contro chi, e
con chi. Il mio pc è collegato ad un quotidiano in stream e i
commenti delle poche stazioni sono confusi, non riescono neanche più
a raccontarci palle. “Scappate concittadini, scappate il più
lontano possibile” sono le uniche parole che leggo.

Dicono che i cinesi siano arrivati con
i russi e gli iraniani a farci visita, dicono che se non siamo con
loro, siamo contro di loro. Io sono a casa. Devo scappare il più
lontano possibile. Ci stanno 4 amici con cui avevo già parlato di
tutto questo. Ci incontriamo e andiamo a fare la guerra dalla giusta parte.

Ritornano le gocce di suono senza anima ormai
scolorite, ritorna la luce, apro gli occhi ed è tutto come allora.
Due note. Due parole non dette.

Sopra un piccolo faro a luce solare, una televisione emana vigorosi gemiti, le labbra della donna
disegnata sono socchiuse e sembrano sussurrare qualcosa al muro, il
risveglio di piccoli topi davanti ad un materasso di formaggio e
caffè e solo lo specchio di un grosso hotel che da su un mare di
pixel sgranati.

“E’ lunedì! anche se dopo domenica
dovrebbe esserci di nuovo venerdì, non capisco il senso della
settimana”.

E ripetuti gorgheggi sopra un piccolo
faro rubato, rubato per estinguere un piccolissimo debito con la
strada. Quella sottilissima scia di catrame luccicante che
dall’ospedale dei sani porta all’osteria del Polo Nord. Senza nessuna
indicazione, nel tunnel luccicante fatto di milioni di piastrelle
luccicanti e asimmetriche, disposte davanti per dare negli occhi, per
essere sicuri di essere viste perchè quello è il senso della paura,
simile a quando cadi inghiottito da un urto, colpito da un parabrezza in
faccia o una splendida capriola carpiata; terminando sulle
caviglie e sulla nera pece secca, quella striscia di pece e sangue
che porta alle osterie o negli ospedali, senza che nessuno possa
capire la misura in cui i tuoi battiti pulsano, perchè il muro di
cristallo e disintegrato e dietro quello ce n’è un altro duro come
il piombo e leggero come il carbonio a sorreggere le fondamenta del
timore. Allora rialzi il corpo senza anima da terra e scorgi una
targa al neon che non riesci a focalizzare perchè socchiusi, i tuoi
occhi ormai ti aiutano solo per fare centro nel cesso di una clinica
privata, solo ed esclusivamente se non hai bevuto il brandy del
dottore in sala operatoria. Hai lo stesso il sentore, anche se riesci
a leggere, e cadi nel tunnel dipinto dai colori della tua
immaginazione e senti le mani trattenute da una donna, una Sibilla
sorridente ti porta all’inferno stringendoti le dita, chiedendoti di
farle accendere una sigaretta e continuando a stringerti le mani
fredde col suo calore, per riparare la sigaretta e la fiamma dal
vento. Da un piccolo suono si può arrivare ad un simile inganno e
senza tuttavia comprendere un onda cosi potente in piena fronte e in
pieno timpano, sconvolto ti giri, prendi posto e dormi.

Capita spesso che dei suoni entrino in
contatto con delle parti remote dell’organismo, o forse
semplicemente parti sensibili e stimolate dall’onda che li
costituiscono, capita che si nasconda dietro la polpa del midollo,
capita anche che non esca mai. Capita a me di rivivere delle zone,
degli odori e delle persone che ora non esistono, e se mi sbagliassi
sarebbero comunque troppo lontane, soprattutto dai miei ricordi che
non traducono il progresso del presente e sono costretti a rimanere
inalterati e senza nessun cambiamento, come una foto. Capita di
vedere delle cose, capita di pensarle o addirittura di farle pensare
al posto tuo, di scriverle sognanti e liberate da qualsiasi legame,
capita anche che accompagnino la giornata e che la facciano morire in
un cuscino di piccole particelle calde e rilassanti. La muraglia si
e’ abbassata, il vento si e’ placato, il colon anche.

Non sono sicuro ma credo sia spento
ora.

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Dai cavalieri selgiuchidi alle tristi movenze di un gatto mezzo morto

L’ultima volta che ho visto un gatto era spiaccicato a terra senza
più neanche una vita. A quel punto ho pensato di essere come
quel gatto. Ho capito di essere come quel gatto. Io quel gatto l’ho
mangiato. Sapete la differenza che passa tra un gatto morto e un
gatto vivo? quello morto ha le budella che gli escono dalla
boccuccia. la differenza tra me morto e me vivo? il colorito.

Ecco, ora volevo raccontare un po di questa lunghissima assenza,
da me perpetuata nei mesi da questo simpatico blog. Sono stato
arrestato dalla polizia bulgara mentre rincorrevo una donna che mi
doveva 12 euro e un pezzo di fegato. Mi presero per il solito
italiano alle prese con il suo uccello impazzito. Fu difficile
spiegarlo alla polizia bulgara, anche perchè si ostinavano a
parlarmi in una lingua sconosciuta sebbene il mio inglese fosse
comprensibile.

Le notti bulgare erano pregne di musiche balcaniche, di balli
folklorici, di piccoli gruppi Dervish che mi roteavano incontro.
Notti senza via d’uscita con l’alcool che avrebbe potuto incendiare
un intera nazione. Una sera d’Aprile verso l’una del mattino
scongiuravo una puttana greca di non far pagare il conto della
nottata al mio amico fidato. Avevo in tasca una grossa risata ma non
la tirai subito fuori, era da sfoggiare nelle grandi occasioni.
Quella notte, quando stufo mi recai a bere un goccio, mi si accostò
una giovane donna al bancone del Roger’s; era difficile incontrare
una donna da quelle parti, eppure non mi sconvolse la sua
immagine e il suo sguardo attorniato da un immenso color celeste nei
suoi occhi. Mi fece cenno con le mani proprio mentre ripetevo in
mente l’ennesima grazia alla sgualdrina e mi chiese se fossi disposto
a fare una cosa a tre. I miei problemi erano altri e tra la polizia
alle spalle che cercava il mio nome nei ristoranti e le suore bulgare
che mi rincorrevano coi rosari in mano, le risposi che l’unica cosa
plausibile era un semplice giro per Sofia. Camminammo con il mio
bidone a quattro ruote per mezza città fin quando mi chiese di
salire verso il monte Vitosa. Da li a qualche decina di chilometri ci
sarebbe stata una splendida vista della Saggia. Una stupenda città
dalle mille luci lampeggianti; sembrava un enorme prato di bulbi
intermittenti, rimanevo incantato quando ne fissavo più di una
contemporaneamente e quasi mai riuscivo a seguire il filo del suo
discorso. Parlava un buon inglese anche se non ho mai compreso se non
riuscisse o non avesse voglia di nascondere quella stupenda inflessione
bulgara che donava al suo inglese un tocco genuino ed eccitante.
L’erba fresca del Vitosa rinfrescava la mia bocca e continuammo a
discutere per lunghe ore. Il mio pensiero si era fissato nuovamente
sulla puttana e il mio amico fidato; il cavaliere di Montparnasse. Un
uomo di oneste attitudini votato alla cultura. Il suo chiodo fisso
era Marilù, una puttana di strada che si ostinava ancora a
farlo pagare nonostante il cavaliere avesse pagato gran soldoni al suo magnaccia per averla tra le sue braccia solo e solamente. La
chiedeva in sposa oramai da quasi 6 mesi senza mai ricevere nessuna
attenzione particolare. Lei aveva un altro amore, probabilmente un
altro amore.

Mi stesi sull’erba e cominciai a guardare il cielo ingrossato
da nuvole colme d’acqua, era caldo sebbene la primavera ancora dietro
le porte. Contavo le ultime stelle rimaste in cielo prima che il
nuvolone le coprisse definitivamente.  Lilba, così si
chiamava la giovane, mi fece alcune domande che richiedevano poca
concentrazione per risponderle, visto che il continuo lampeggiare
dell’infinità di luci m’impedivano di aprire bocca, ero
affollato dai pensieri e per il resto fui ad ascoltare l’immenso
trasbordare delle sue parole. Si vedeva che era giovane e il suo
sorriso si spegneva solo quando appoggiava le labbra su di una birra
gelata, e poi le ritornava su. Le chiesi di raccontarmi il suo
girovagare e non mi rispose. Aveva molto da dire. Mi raccontò della sua vita travagliata, della
sua testa che vacillava ad ogni colpo di bastone, mi raccontò
di come perse tutti; famiglia e amici. Non capivamo se fosse giusto fidarsi o lasciarsi prendere dalle ventate di emozioni. La baciai. Mi mise la mano
nella tasca della giacca, penetrò con le unghie fino ad
arrivare dietro al costato, strinse il pugno e tolse nuovamente fuori
la mano. Strappo un pezzo di fegato e le ultime dieci euro della
giornata. Lo fece silenziosamente, conservando quel sorriso
ammaliante, continuando a baciarmi. Lo fece e scappo via.

Rimasi sconvolto per dieci minuti, mezz’ora, un giorno.

Ritornai a casa a piedi, lasciai la macchina lassù, avevo
voglia di fare un bagno nel mar nero. Avevo voglia di affogarmici.
Passarono tre giorni e scesi da casa per comprare delle sigarette e
incontrai il Cavaliere su per la strada con Marilù,
abbracciati. Mi sconvolse il viso del mio amico, imbruttito. Gli
feci:

–“chi ten compà?”

–“aahh…è strana la vita caro amico! Prim ‘a vuliv ca
n’at pocu m’ammazzava e mo c’a tegn mi vena u vommicu!”

Il Cavaliere di Montparnasse ne aveva già abbastanza.

Lei sorrise pensando quanto fosse bello l’italiano, ormai
innamorata del Cavaliere. IScrutai con un occhio il dolore del mio
caro amico e con l’altro la sua voglia di piangere. Aveva tutto e
nulla, come prima, anzi peggio, ora aveva altri due occhi da far
lacrimare. A quel punto scontento ma legato da un forte abbraccio a
Marilù, accennò ad un sorriso e se ne andò per
la sua strada accompagnato dai passi stretti della puttana. Lo
salutai e pensai a quanto era doloroso vederlo, anche se non avesse
sputato parola me ne sarei accorto del suo malessere. Gli si vedeva. Stetti un po ed ebbi la soluzione nelle mani.
Con l’aria di quello che ha appena scoperto l’inganno che si nasconde dietro vita, mi
recai in un bar per dimenticarlo il più in fretta possibile.
Lo feci in poco più di un’ora, scolandomi una bottiglia di
Stchiucha; il miglior whisky che abbia mai bevuto. Stavo davanti al
bancone pensando al Cavaliere e dallo scaffale di fronte a me vidi riflessa
in una bottiglia di martini una sagoma impossibile da confondere:
Lilba. La seguii prima attraverso il riflesso nelle altre bocce
sulla grossa mensola, poi mi girai di scatto, feci di tutto una sorsata e
uscii fuori in strada per andarmi a prendere i 12 euro e il mio pezzo
di fegato.

Appena sulla strada, lo scampanellio della porta del bar mi
tradì, facendo girare la donna che scappò verso la
strada principale. Mi misi a correre più che potevo e mentre
lo facevo mi sentii un deficiente, per 12 euro e un pezzo di fegato,
per una stupida ripicca di una bambina che pensava di fregare un turistello, per una scagnozza alle prime armi di chissà
quale magnaccia. Mi sentii un verme ma continuai a correre. Lei
urlava come un ossessa, nella lingua incomprensibile che non usò
sul Vitosa, e io la seguivo. Erano ormai cinque isolati che la vedevo
allontanarsi di poco a poco e accelerai anche se sentivo il cuore
battermi tra i denti. Davanti un bazar la mano ferma di un uomo mi
stordì con un forte pugno nel petto. Mi alzai confuso e
davanti c’erano alcuni gendarmi. Subito dietro c’era il viso stupendo di
quella giovane. Chiesi subito i miei 12 euro e il mio pezzo di fegato
e tutti si misero a ridere, lei compresa. Mi alzai da terra, mi
strofinai la giacca impolverata e tolsi di tasca un’enorme risata,
così grande che la poterono sentire fino ad Atene. Sconvolse
tutti, sconvolse anche me. Ma non fu facile convincere il poliziotto.
Era sordo. Fui portato in cella e per molto tempo non fui capace di
togliermi dalla testa l’immagine del cavaliere; un continuum di
immagini e suoni lampeggianti come le luci di Sofia, ripetuti
all’infinito. Per tre mesi rinchiuso in una cella a nord di Sofia.

E
ora sono ritornato in libertà. Sono appena uscito dal casello
dell’autostrada e d’un tratto da una siepe un gatto. Impossibile da
scansare.

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uno-due-tre

Camminando per le vie della città mi sono imbattuto in una particolare situazione (che poi non è particolare ma mi ci sono fatto un grosso viaggio): un ragazzo e una ragazza camminano davanti a me e dietro a loro una figura saltella e balla cercando di nascondersi in maniera piuttosto impacciata e evidente.

In quegli istanti che sono veramente attimi o addirittura frazioni di attimi ti ritrovi pervaso da milioni di pensieri (3), il primo è: E’ un kamikaze che appena incrocio i due giovani (pergiunta stranieri) si fa esplodere e mi ritrovo in tre milioni di pezzetti spappolato sull’iconcina della madonnina di via oberdam. [Ma perchè? -dico io- la televisione mi sta plagiando così tanto? sto diventando uno di quei tipi da partito democratico??? NO!]     Passiamo al secondo pensiero nella frazione della stessa frazione di quell’attimo che ho già attraversato vincente sebbene sudando: sicuramente si tratta di una figura appartenente al mondo fantastico che risiede nella mia testolina vuota, una tipologia di angelo custode del bosco, tipo pixie o qualcosa del genere che starebbe li a giocherellare dietro i suoi protetti pensando che nessuno lo possa scorgere, invece io si, io lo scorgo. Ma poi mi dico: [ma allora sei proprio un coglione serio?! Non ti riprendi più?!]   allora passo al pensiero 3 che è figlio di una frazione di Palmi tra l’oceano atlantico e lo ionio, una cosa così vasta che si contrae per chissà quale legge fisica in pochi millesimi di dio-solo-sa-cosa divenendo una cifra che riuscirebbe a nuotare a farfalla dentro l’infinitesimale. Ecco, in quella porzioncina che separa l’incrocio dei miei passi con quelli degli sconosciuti, il mio terzo pensiero è che qualcuno si nasconde per non farsi riconoscere e fare una sorpresa appena lo sorpasso.

ed era vero. geniale vero? mi congratulo con me per la velocità, direi che quasi quasi mi iscrivo all’esame di ieri.                                               

 

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Sfogo di una persona che

Ecco, adesso che guardo nel fondo di una moretti da tre quarti mi rendo conto di quanto tempo è passato da quando la mia si è frantumata sulla. Cioè se.

Ecco, ora che comprendo quanto è stato duro tenere testa alla, mi accuso di nei confronti della. Ma è possibile? quindi non.

L'ultima volta che ho sofferto per è stato molto tempo fa, quando dalla mi si avventò sul e da li nacque un periodo di. Fu sbalorditivo come, anche se la consapevolezza di stare nel era troppo e la mia coscienza troppo poco da.

Terminando volevo semplicemente dire che io ci ma non posso aspettarmi nient'altro che. Ora mi capite vero? capite come mi sento? non so proprio come fare. A volte credo di essere.

Spero tutti.

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Rack e le macchine

L'acido era ormai del tutto colato tra le gambe di Loren, Rack aveva la lingua tra le sue cosce e dai suoi occhi fuoriuscivano dei piccoli bagliori blu; l'aria di cromo incandescente fesa dal rancido della piccola camera non lasciava intravedere che piccole ghiandole circuitate innestate sul viso di Loren. Lo spettacolo inizia, le luci s'accendono d'un bianco accecante. Una finestra riprodotta su una vecchia scalinata in ferro li mostrava ad una giuria di sconosciuti che spremevano i loro corpi verso l'orgasmo, ad alimentare la macchina del sesso e la ricerca genetica;

"cromosomi comprasi" diceva la fascia luminosa scorrevole sulla finestra "basta spremersi ed esprimersi, la visualizzazione è completamente gratuita e sterile" e in basso più piccolo: "no perditempo"

Loren non sente la pressione degli sguardi, non sente ne piacere ne dolore, è un sistema di cavi metallici senza anima, un robot costruito solo per il volere della scienza, dedita allo studio dei geni dronici, è una conchiglia rosa nell'angolo più oscuro dell'oceano. Loren osserva con sguardo gelido la lingua di Rack che raccoglie minuziosamente ogni singola goccia verde per poterne ricavare lo sballo necessario per scoparsi un "pezzo di ferraglia ben munito": così la chiama.

Rack non sente la pressione degli sguardi, arriverà all'orgasmo come se fosse nella sua bara ossigenata. Rack è un giovane ragazzo di 27 anni che lavora in questa bettola da 59 minuti circa. Rack è completamente fatto di eroina e LSD. La linea sulla Renoir boulevard è poco più di un migliaio di nodicom, il gelataio all'angolo con Lazzaro Rd è stato sostituito da una simpatica cyborg di nome Cristine, il suo sorriso è perenne, è stata progettata per essere la segretaria del padrone della Sensecom, azienda che gestisce il 96% del traffico dei nodi, a lui piacciono sorridenti ma lei non riusciva a parlare correttamente a causa del suo viso contratto. Cristine fu gettata nella discarica e Rack la prelevò per rimetterla in sesto e riconsegnarle la dignità sebbene non conosca cosa sia. Cristine sorride quando le chiedono di fare una vaschetta di bio-nocciole a praline gassose. Sorride di gusto. Il laptop di Rack si connette al nodo principale.

—il sesto giorno è arrivato!! Rack, mi devi pagare.

–Si, ho trovato i soldi…Ora rilascia Gemma.

—Soldi, prima i soldi poi il piacere!

La connessione troncata da Rack si chiuse in un barlume giallastro e una piccola deflagrazione. L'uscita da FloW deve essere sempre controllata dai sistemi operativi della sensecom per evitare che la deflagrazione sia ascoltata dalle Serve della rete che vagano per il cosmo dell'etere alla ricerca di connessioni piratate.

Rack lecca le cosce acidificate di Loren, non riesce a togliere dalla mente il suo profumo di sesso. Una donna fatta di sesso. Scappa nel vicolo Zerosei. Cerca di arrivare sulla cinquantanovesima, giù per una città illuminata da scorie di potassio, dalle lastre di metano incandescenti, dalla ganja, da insensibili drum machine. Giovani si rinchiudono nella rete per creare le loro arti controllate, altri come nell'epoca del grunge si spalmano di droghe in sottoscala alcalini a far vibrare più isolati possibili e sovvertire al potere Sensecom. Rack osserva una piccola pozza d'acqua muoversi sopra un assurdo rumore da sinth incolonnato. <<Qua già si lavora>> pensa <<100 bps possono bastare>>.

Alla fermata della metropolitana. <<Il riscatto>> sussurra mentre ologrammi della gestimtube controllano il regolare viaggio dei passeggeri. <<Ora devo solo riprendere Gemma, ma dove trovo i denari?..>>.

La bara è gelida, Rack inserisce la gomma a resistenze, in meno di un minuto la bara ossigenata è alla temperatura ideale. L'etanolo sta nel piccolo ripiano sopra il cuscino, beve fino ad addormentarsi mentre il laptop spara la vecchia cheree della buonanotte.

Gemma era un vecchio programma pornolografico ebreo che Rack ha accuratamente modificato, Gemma è un logaritmo capace di modificare i rumori e/o i suoni dell'atmosfera e trasformarli in impulsi elettrici, vivi, che andando ad alimentare la macchina a cui è stato installato genera connessioni in qualsiasi posto del pianeta risultando invisibile come una semplice macchina sonora. Gemma è un motore musicale ad impulsi per la connessione in flow. Gemma è stato progettato da Rack, questa è Bologna e l'entrata nella rete è limitata alla sicurezza nazionale ed è sicura solo per l'industria dell'atomo e della comunicazione. Chiunque, dopo l'incursione di Gheremy nel 2030, fosse stato scovato nel mondo di flow illegalmente, sarebbe finito fritto come i gamberetti impanati alla tokiana.  Rack è un fastidioso musicmaker con conoscenze di robotica e di nera-programmazione. Gemma è stato rubato da sconosciuti, probabilmente collegati con la Sensecom e chiedono 35.6 biliardi di denari.

Loren aspetta decisamente il suo balugginare di saliva ed eroina, Loren è la sua fonte di guadagno ufficiale dopo essere stato licenziato dal mac-donald per aver scambiato il numero di ordinazioni per la settimana santa. Miglioni di fedeli sono rimasti senza MENU e la protesta ha causato gravi danni all'intera azienda. Scovato da una microtelecamera mobile fu Mac-Donald in persona a licenziarlo, con profonda ammirazione da parte dell'intera popolazione antimultinazionale, movimento nato alla fine del 900. Lavorava sotto falsa generalità, si divertiva a creare scompiglio, lo diverte. La scienza lo paga per fare sesso con della "ferraglia" per soddisafare i segaioli dell'iperspazio che sbirciano dalla finestra il suo sesso, per i cromosomi da elaborare e modificare. Cristine è il suo primo progetto, Gemma la sua evoluzione più accurata e costosa.

<<Presto saremo ricoperti di merda>> biascica prima di sciogliersi nel sogno.

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Sul SERIO

Insomma, tutt'un tratto l'arca di noè mi è passata a fianco e dopo duecento metri si è fermata alla Q8 a fare benza. L'ho seguita.

Jj -Noè?

N -Dì

Jj -ma che cazzo ci fai qui?

N -senti, visto che mi hai riconosciuto, facciamo così, ti regalo due vacche per il tuo silenzio.

Jj -due vacchè?…riconosciuto?…eh…

N -Facciamo tre?! Senti, se parli t'ammazzo!…

Jj -Noè…ma che storie ti fai? io non parlo, ma poi chi mi crederebbe se dicessi che ho visto l'arca di Noè che s'è fermata a fare il pieno e che ho parlato con Noè in persona…cioè…quello vero??!

N -perchè che male c'è?

Jj -che male c'è?…ma io pensavo che tu fossi una fottuta invenzione e poi, madre di dio, ma tu non ti rendi conto!

N -invenzione ci sarai tu, io sono l'unico che ha capito che i ghiacciai si stavano sciogliendo e mi sono costruito una imbarcazione che potesse contenere un sacco di animali…perchè volevo rimanere solo, e cancellato il genere umano avrei creato una nuova specie accoppiandomi con tutti gli animali dell'arca. Solo che poi non ho capito che cosa è successo, io sono stato sparato nel cosmo interstellare e voi siete risorti.

Jj -ecco…infatti mi chiedevo come era possibile che dopo quella gran pioggia si fosse salvato qualcuno, qua allora c'è un mistero mai svelato.

N -quale mistero?! cristo perdona sempre tutti e quindi tutti i miei sforzi sono caduti vani, io ero ormai troppo avanti e mi hanno spedito fuori dal mondo.

Jj -e adesso?

N -e adesso sono ritornato per continuare la mia opera.

Jj -caspita se sei avanti. Quindi non sei il buon vecchietto che descrivono quelli la…?

N -quelli la chi?

Jj -i cristiani

N -e chi cazzo sono?

Jj -sono i seguaci di cristo!

N -no, io mi ricordo solo trecento anni di solitudine su mari e terre sconosciute del cosmo interstellare, cristo non mi ha nemmeno chiesto scusa per avermi cancellato.

Jj -Noè…ma guarda che qua ti conoscono tutti, nessuno ti ha dimenticato….occhio!!! noè, sta scappando un daino dalla stiva, noè….ha in bocca un sacchetto dell'esselunga…

d'un tratto la mitica visione di Noè e dell'arca si polverizzarono sotto i miei occhi e mi ritrovai a specchiarmi nel riflesso del vetro di una cabina telefonica di tokyo.

reflex

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Pensiero estivo

Una figura stupenda danzava a me di fronte nella notte di san lorenzo, aveva gli occhi scuri e le labbra rosso fuoco, una luce fragile gorgogliava dagli scintillii dei riflessi lunari sul mare nero. Mucchi di granchi si preparavano per il sanguinoso spettacolo. Quanta conoscenza crediamo di acquisire nel secondo dedicato a due pupille semiaperte, nella sua vanità, nel suo minuscolo sgranocchiato dall'impazienza delle passioni, quanti? Non riconosci l'esistenza di graffi, coltelli o maldicenze, celate dalla tenue brezza della notte estiva e dai suoi rigurgiti lunari. Non riconosci il nome e la purezza della carne, non puoi concedere quindi al tuo umore un insano risveglio in compagnia di una semplice frazione di secondo.

La creatura stava ora di lato ora davanti, faceva roteare la sua lunga veste tra le mani accompagnata dal soave vento del sud. Giravolte infuocate, sparute girandole di lavanda e mandorla, con loro danzava il respiro senza che potessi muovermi; danzava con in testa la consapevolezza di quell'attimo, quella magnifica inconsistenza che scandisce la perdita della ragione, la reale esecuzione del tempo e dello spazio. Lambiva le rive e i deserti con parei e dita colorate, lasciava che l'idea uccidesse la verità in pace: con la pace dell'incoscienza il boia mascherato decretava l'inizio dell'inganno. I granchi ritiravano le loro flotte seguendo i battiti del tamburo, la guerra era finita. Persa.

Il pericolo era nelle pupille, il suo riflesso nel più profondo del mio interno agiva da lubrificante per la perversione che unita al sale del mare e dalla polvere di stelle, mantecava di magnificenza l'intero pianeta fatuo. Il tremore di quel secondo, l'irresistibile bramosia di accarezzarlo e spogliarlo dai suoi frammenti più sconosciuti, di relegarlo a immagine divina, violentava diabolico il resto degli attimi. Quella rottura con il visibile pur rimanendo temporalmente infinitesimale, danneggiava la genuinità del pensiero fino a perderne le tracce per poi ritrovarlo secco e inchiodato a quello spirito alato dedicato al nulla, come ipnotizzato, dopo milioni di anni.

Un musico si avvicinò per primo, colpendo il suo strumento e la sua voce, la danza risalì in cielo più colorata e i capelli di Gorgone si fecero del colore del vento, i suoi occhi cercavano nuovamente quell'incrocio di passione, smisurato calore e soddisfazione. I miei, pietrificati dalla millenaria illusione, erano rivolti al signore.

 

"E' sorprendente quanto grande, totale possa essere l'illusione che nella bellezza c'è il bene"                                                                                               L.Tolstoy                          

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buone va***ze

Bologna è vuota. Se ne sono andati anche i punkabbestia. Sono andati in vacanza perchè lu Salentu è mejju ppe l'estati. Bene, con quali soldi? e i cani? mmmh, questa faccenda mi puzza sempre di più, ogni anno che passa; Bologna si svuota completamente e non rimane nessuno neanche chi vuole far credere che vive per strada durante la stagione fredda: quella dei monsoni e dei fenicotteri a petrolio per intenderci. La strada. Sapete quante strade ci sono nel mondo? io credo che ce ne siano una decina, massimo venti che collegano l'intero globo, e c'è gente che le visita interamente come i punkabbestia o come i koala. Sapete che i koala viaggiano vero?  come i punkabbestia.  Fanno viaggi all'eucalipto andata e ritorno aggrappati ad un punto fermo del mondo, si muovono secondo principi geofisici, costanti come le lancette di un citofono, luccicanti come uno xilofono, morbidi come un chewingum, fissi ma mobili come il pendolo di Focault, sempre in ripetuto movimento: su e giù-su e giù-su et giù. L'anima di ognuno di loro è legata alla colletta. La Colletta, Dea della prosperità altrui, è venerata da questa popolazione come divinità assoluta; una sorta di monoteismo autarchico senza regole di tipo rituale, ma con frequenti donazioni al santuario della divinità. I koala scollettano nella stessa maniera, solo che quando hanno freddo si arrampicano su tronchi di plastica fatti apposta per loro dal comune di Bologna. Non si è ancora compreso se è effettivamente  avvenuto un incrocio tra questi mammiferi e i punkabbestia, se le vere origini di quest'ultimi siano da ricercare nell'Australia più remota o in qualche altro pianeta governato da differenti leggi atmosferiche e solo Dio sa cos'altro. Boomerang. Un carinissimo porta abiti di gomma chilometrica. Usato e vendita di fumo per tutte le età; inverno pregno di musiche e scollettate, estate in vacanza con papà.

Va bene…vado in va***za anche io.

Che ncc'hai n'euro? 

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Tutti a MarraCash [AAA cercasi singola a miseri spiccioli mensili]

Secondo un'indagine rispettabilissima, i canoni d'affitto italiani sono assolutamente Inaffordabili (per dirla con un termine prettamente itanglish). A Milano il canone d'affitto medio risulta essere quello più elevato e cioè corrisponderebbe alla bellezza di 962€ al mese che onestamente dovrebbero essere tutti spesi a medicine dai simpaticissimi e felicissimi affittuarissimi. Poco inferiori sono i cannoni medi che si fumano a Firenze e Roma che corrispondono a quella gran bella cifra troia di 925 € per mese senza contare la spesa delle cartine; ancora inferiori, ma assolutamente strabordanti rispetto al canone medio nazionale, sono i cannoni rilevati a Bologna e Napoli, pari a 848 e 801 € al mese con il fumo tagliato male o erba sbriciola di ottava qualità. I canoni medi più bassi sono quelli di Palermo e Torino, pari a 618 e 572 € al mese. A Crotone con 200 € oltre alla casa, trovi legata ai ferri del balcone rovente d'estate e ghiacciato d'inverno, anche la figlia primogenita, oltre al cane, diciassettenne che ancora non ha trovato marito disonoratamente. A 200 € avete tutti i confort che vi spettano. Ma dico io, NOVECENTOSESSANTADUE euro, cioè, ripetiamolo bene NOVECENTOSESSANTADUE euro, scandagliamo bene le lettere che poi le spediamo tutte e NOVECENTOSESSANTADUE al ministero di chi-cazzo-si-occupa-di-sti-ladri.com

Io sto cercando casa. Ho comprato una carabina su e-bay e la userò contro ogni porco che si fa i cannoni medi a questo prezzo tutti per se sedesimo.

Pensiamoci un po su: Io ho una casa a Bologna, una casa con tre stanze da letto, un bagno, una cucina con sala da pranzo e una sala tumulazioni. L'affitto è imposto da me medesimo a 800euri. A Bologna, come a Roma, Milano, Firenze, Napoli e cazzabubbole varie, una casa del genere, specie per l'innovatissima sala tumulazione, si affitterebbe nell'arco di un mese. In dieci anni io sottoscritto, me medesimo altresì porco affittuario, ho recuperato i soldi che ho speso per comprarla, nei successivi dieci ve la sto continuando a mettere in culo senza vasellina, successivamente mi ci pulirò il culo coi vostri soldi . Verro a riscuotere ad ogni inizio mese alle 8:30am, preciso come un gallo svizzero porca troia! che siate vivi o tumulati voi verrete con me in banca a versere il sangue secco dalle vostre vene [robocop VS De Andrè ndr.] Verrò a prelevare il mio stipendio. Si perchè me medesimo non lavora più! e coi vostri soldi se ne va a MarraCash a farsi grattare la schiena da una cammella a tre gobbe delle quali una la userà per strofinarci la manina su, perchè porta fortuna e io alla fortuna ci credo da vent'anni.

Ero felice di partire, invece adesso me ne devo andare con la forza da queste mura porose che trasudano sogni, desideri, momenti di felicità e di estrema tristezza, caccole quinquennali, marionette e sobborghi luccicanti, momenti crudi, puri e sinceri, camei di perfette dormite tra i papaveri sulle api delle ali col vento nei pipistrelli. ah, se solo potessero parlare direbbero DUECENTOCINQUANTAEURIALMEEESE. E dove cazzo la trovo una singola con un prezzo minore o uguale a questo? eh dove? Aiutatemi, sono disperato come le casalinghe americane. Per fortuna che tanto c'è un certo Tonino da Brescia che ha già bella che impacchettata una fantastica carabina semiautomatica Argo Special con carcassa satinata e nichelata bianca. Lastina vincolata alla carcassa la quale non interferisce ASSOLUTAMENTE sul regime vibratorio della Canna al momento dello sparo…ne vogliamo parlare?

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