Cyborg.01

 

Ho un dolore all'altezza del processore, un brivido percorre la spina, una scossa elettrica investe l'intera schiena e mi contorco ad intervalli regolari di un minuto e cinquantadue secondi. Devo prendere le mie pasticche, non devo dimenticarle, e le devo prendere fino alla nausea che è calcolata regolarmente da una piccola  cpu impiantata nell'intestino, o ciò che ne rimane. Un led luminescente a forma di plettro vibra e scintilla sull'avambraccio quando mancano pochi secondi allo sbocco. Solitamente il metanolo che bevo non da problemi preso con le pasticche ma i vecchi rigatoni barilla hanno un allergene che mi provoca vomito dopo due minuti dall'ingestione.

Sto cercando di decifrare un codice che sembra derivare da un'antica civiltà orientale, opero in ambiente asciutto e ben sterilizzato e non sono soggetto alle malattie inkirali, cioè racchiuse per millenni nell'inchiostro stampato. Solo oggi sappiamo di quanto erano forti i virus e i batteri di un tempo. Non se ne fabbricano più resistenti come una volta. La mia memoria può supportare l'intero codice, ma devo fare un ulteriore innesto di RAM.

Mi diverto a decifrare questi geroglifici perchè hanno sempre qualcosa da nascondere, qualcosa di oscuro ma estremamente preciso. Mi connetto tramite un MicroJack nel flow e cerco delle derivazioni che mi permettano la traduzione in sillabe; la rete è incasinata e quindi provo a fare del mio kernel un sottomarino. Così, sott'acqua, dove la gente non sa ancora respirare, io ho un sistema operativo che permette l'entrata in liquidflow. Io e la gente di Fearless siamo stati i primi ad entrare sebbene fossimo solo cavie. A volte devo risalire in superficie per le falle di aria che rendono la visibilità impossibile ma arriverò a spacchettare anche quel programmino di videosubflow, e poi potrò muovermi con estrema libertà. La scheda Video Oculare è stabilizzata, ho dei problemi con la Audio Auricolare, i miei timpani si sono ossidati, devo cambiare il metallo, sapete, ho visto che all'IKEAx vendono dei timpani a bpm, una chìccheria. Per adesso mi tengo questa ferraglia ossidata, devo solo aggiungere qualche codec mancante e tutto avrà un suono come prima. Ho delle resistenze nello stomaco, mi sono state impiantate dopo la guerra d'indipendenza dell'Italia dagli ex Stati Uniti. Una bomba Flitcraft in pieno stomaco e una laserata nelle chiappe. Ed io che odiavo fare la guerra, quando si tratta di resistere non se ne può fare a meno. Ora la bobina che ho nel bellyX.128, evita che tutto quello che mangio rimanga nel mio stomaco; riscaldandolo a dovere sarà metabolizzato, diversamente, senza la R.o129 la temperatura rimarrebbe costante sui 258°K, come se m'avessero infilato l'intera fabbrica della sammontana su per il culo.

 

Ora è tempo di trovare una stanza per il mio riposo. Dovrò rientrare nel flow, ma dalla porta principale questa volta, mi sistemerò nella cella e per rilassarmi installerò pychess non prima di aver fumato tutti i crack.

 

 

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Fate a meno di rifornirvi all’ESSO o alla SHELL! in cambio offro una fornitura di latte intero per una settimana

Si parlava? di che si parlava? ho dimenticato quello che volevo dire, è troppo tempo che non aggiorno e un po me ne vergogno ma ho avuto molto da fare. Ho dovuto aiutare mia nonna a mungere le vacche per due intere settimane sul lago d'Asporto, poi sono stato costretto da mia nonna stessa ad ingozzare tutto il latte munto sul lago d'Asporto per altri tre mesi. Pensava che fossi il gattino del vicino, quello sempreverde, semprebuono e soprattutto. Alla fine della bevuta sono stato rapito, ma non dagli alieni, bensì dagli americani che volevano sapere quale gusto si provava a bere il latte intero senza fragole, caffè e coloranti insieme ai croccantini per i cani. Era mercoledi. Io mi sono rifiutato di parlare per quattro interi mesi. Mi hanno picchiato, denigrato, denudato, decapitato e poi alla fine mi hanno rilasciato dopo che gli alieni hanno pagato un pesantissimo riscatto di milioni e milioni di litri di latte d'Asporto al cappuccino macchiato e un intero raccolto di zenzero muschiato (che solo in Alienia esistono). Hanno poi ucciso il mio interprete che si rifiutava di interpretarmi quando ormai ero già andato via sotto la scorta dei celenterati armati.

Sapevano bene come comportarsi con me gli americani, sapevano con certezza che mi sarei sempre rifiutato di bere il loro latte che poi latte non era, era mercoledì. Sentivo che sarebbe venuto a nevicare perchè ormai il mio ginocchio parlava e aveva la voce rauca quel mercoledì. Diceva che era meglio il latte della nonna sul lago d'Asporto che quell'agonia infinita che erano i croccantini con ketchup. Sapete che cosa mi davano da mangiare gli americani? bruschette al pomodoro, sale, origano e olio. E io dicevo -mmmh che buono- e loro me lo toglievano dalla bocca con la forza, mi tappavano il naso con della naftalina ed ero costretto ad aprire la bocca in modo che mi potessero togliere il cibo, ma io un attimo prima che mettessero le mani glielo sputavo addosso. Mi veniva sempre in mente mia nonna, che quando non riuscivo più a bere quel latte lei mi tappava il naso con del sughero riscaldato ed ero costretto ad aprire la bocca in modo che lei potesse infilare un imbuto ed io ingozzarmi con il latte d'Asporto. Mi veniva sempre in mente mia mamma quando non volevo prendere le medicine, che mi tappava il naso con le mollette per i panni ed ero costretto ad aprire la bocca in modo che lei m'infilava i flaconcini di cortisone direttamente in gola con tutta la confezione, che era di vetro, me lo ricordo bene, soprattutto perchè quando andavo a espletare la digestione sentivo sempre delle piccole esplosioni tra il piloro e il crasso, e riuscivo a vederci attraverso. Però la mamma e la nonna mi volevano bene, gli americani no.

Bisogna non soffermarsi alle apparenze, quella è tutta roba finta, nascosta da una maschera sorridente, d'Asporto, come le pizze che gli americani non riusciranno mai a fare e soprattutto come un quartetto d'archi che ironizza sul cielo di Los Angeles, mischiandosi coi fumi delle fogne tra i malati di tubercolosi e i barboni ubriachi. Non soffermatevi alle apparenze, non soffermatevi alla ESSO o alla SHELL. In realtà se riuscissimo a fare a meno del carburante, almeno per un giorno, il mondo respirerebbe un'aria migliore ma se proprio non riuscite a farne a meno, non fatelo ne alla ESSO e ne alla SHELL. ANDATE IN BICI è il mio consiglio.

Ecco ora sono ritornato a casa grazie a iddio,

e che cosa scopro?
Mi hanno rubato la bici.
Nuovamente la candida.
Hanno rubato Beatrice.
Se la sono portata via
per sempre.
Sono stati gli americani, lo so per certo, o americani o israeliani.
L'avevo lasciata sola, indifesa,
nell'inferno
dove tutti,
anche i bambini,
possiedono una tronchesina
o una smerigliatrice angolare.
Ora però, è inutile piangere
sul latte versato.
D'Asporto.
E soprattutto. 

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L’alloro di Piero

L'amico di Piero è andato a fare la spesa giù da Kaishir, gli ho detto di prendere qualcosa da mangiare e un paio di migliaia di euro da bere, Piero mi ha poi detto che il suo amico, di cui ancora non conosco neppure il nome, è fissato con l'antropologia culturale e per i racconti di fantascienza. Ha delle storie da vendere e altre da far leggere. L'altra sera ho toccato un serpente. E' molto carina. La sua pelle squamosa, la sua lingua, i suoi colori. Sapevo che c'era qualcosa che non andava, allora me ne sono allontanato. Ma ora mi manca perchè non trovo di meglio da fare che sfiorare il suo corpo con le dita, sento che è tardi, me ne vado proprio quando entra Piero. La sua cravatta era di un verde chiaro e l'aria da bravo ragazzo sembrava essere totalmente svanita dal suo viso. Prese la serpe con tutte e due le mani e cominciò a parlarle, sembrava facesse sul serio. Intanto io mi nascondevo per il forte odore del whisky che risaliva dalla bottiglia. Me ne sono andato.

L'amico di Piero è sempre da Kaishir, si è fermato a giocare ai videogiochi, il suo aspetto sta cambiando, ora è verde in viso e ancora non conosco il suo nome. Il boa continua senza segni di congelamento ad attraversare i dreadlocks di una ragazza marmorea, a bracce incrociate. Il suo collo è leggermente piegato verso sinistra e quando sorride si vede che è un sorriso platonico, per via del boa sul collo. Lento sorpassa le barriere e i livelli; l'amico di Piero si è proprio impallato. Ha ricevuto un bonus di dodicimila punti in contanti, ha superato sedici livelli trovando una porta chiusa, aprendola con un lancio di dadi perfetto e salvando la principessa d'India, mentre Piero ha terminato di parlare con la serpe. La ragazza coi dreadlocks mi offrei il suo whisky da una bottiglina di metallo e Piero rolla una sigaretta dal centro verso i lati. E' finita la serata dietro gli specchi, è concluso il giro attorno ai cerchi. Piero si è laureato e l'alchimista giovane a trovato un imbuto per far colare il grasso dai suoi capelli in una boccetta colorata. La donna coi dreadlock è intenta a cucinare con l'alloro tra le dita e un boa sulle cosce; musica per le mie orecchie ma ancora non conosco il nome di quel tipo. E devo tornare a casa. L'alloro sta finendo, ma abbiamo un buon motivo per comprarne dell'altro.

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Il sesto giorno sognai

Primo giorno di clausura: Il risveglio è stato illuminato da un piombo bagliore indesiderato. Continuo a stare a letto.

Secondo giorno di clausura: Avrei voluto dimostrare la mia predisposizione all'ascetismo ma non ho trovato il tempo di predispormi, rovistando tra i miei ozi.

Terzo giorno di clausura: Il rispetto verso me stesso è crollato in un attimo. ore quattordici e dieci.

Quarto giorno di clausura: Punto il dito sulla mappa dell'Andorra. Non riesco ad accendere il computer.

Quinto giorno di clausura: accendo il computer ma va via la luce per sei mesi.

Sesto giorno di clausura: Il distacco mi è servito a memorizzare le coordinate bancarie del mio vecchio. La risposta alla domanda "dove?", ora, è impressa nella mia mente come il sangue di una zanzara spiaccicata sul muro, accanto al letto, alla destra del cuscino, sotto la scritta preferisco dormire. Il pensiero fisso di una donna ballerina, su una roulette russa con una vestaglia grigia che a poco a poco si disintegra per dare finalmente forma e luogo ad un'altra donna,  illuminata da un fascio al neon bleu, di dimensioni fisiche ridotte ma con una seria bombetta nera in testa, mi provoca volteggi elettrici alle sinapsi. La terapia contro la nostalgia è composta da potenti pillole di salvia divinorum; il ricordo è mangiato al suo stadio più tenero: l'epifania. Lo specchio non riflette più la mia immaggine intorno alle otto. Non commetto atti che non siano puri, e soprattutto depuro gli atti non ancora commessi, prima di commetterli. L'amore sta dalla parte di chi lo brama; e io sono solo, quando penso di esserlo. Il coinvolgimento degli acari nella prima parte della giornata mi è servita ad allentare la loro morsa allergica. Starnutisco alle dieci e quaranta. Sconvolgo le leggi del mio fisico schioccando il dito medio contro il pollice, avvertendo così dolori alla colonna di Vertebre, nella zona sudo-rientale dell'occipite. La febbre è passata anche se il mio computer ha terminato la batteria in tempo per spegnersi. Tengo il tempo ad una musica muta con le dita e con i denti. La dolce sensazione del tepore quando il freddo ormai mi ha coperto è solo un ricordo, riesco a mantenere la temperatura costante sui 38gradi. Io sono sveglio. Sono le tredici e ventisei minuti. Il cuore ha terminato di battere ma l'inavvertita fame mi tiene in vita facendomi galleggiare in un piatto di ditalini in brodo. Il brodo da cui Tutto è nato era il piscio di un Pederastauro: prima forma di vita intelligente sul nostro involuto globo. L'involuzione della terra ha come oggetto la nascita dell'uomo, ecco svelato il cotanto odio nei confronti dei pederastauri e dei loro brodi. Io-amo-i-gatti. La voglia di introdurmi nel sensazionale feeling del provare o non-provare sensazioni mi ha fatto riacquistare una certa sensibilità al mignolo. Ora piango con gli occhi e tremo col più piccolo dei diti. Ammetto di non essere riuscito a sterminare l'interesse che ho nei confronti dell'acqua, farina di grano duro e lievito, ma la panificazione mi eccita fisicamente e la stimolazione nervosa derivata schianta qualsiasi tabù. In cuor mio ho te, lievitata. Apro le finestre solo per sentire lo schiaffo del fresco strapotere del vento, il rumore mi sconvolge e quindi le richiudo. Il bianco medicinale è roba da malati. Io sto in forma. Regolarizzo le mie funzioni vitali alle sedici e cinquantasei e alle diciassette e due minuti ricompare l'acne adolescenziale. Il quarto d'ora più lungo della mia vita è durato due ore a quattromila metri da terra completamente ignudo a quaranta sotto zero, alle diciotto e ventitre minuti. Scrivo modellando il foglio che ho in mano, ho la netta sensazione che l'indiscussa mobilità del suono modelli la penna con cui scrivo. Le crisi cominciano intorno alle diciannove, il rumore mi costringe a lacrimare, il suono convince il pensiero, la mia mano si ferma. Alle venti mi addormento. Alle ventitre e cinquantadue sogno: http://www.youtube.com/watch?v=H5MLNMgpywk

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Si balla

C'ho rinunciato, ho fatto un casino infernale per rendere più accogliente possibile questo blog, questo nuovo blog, e alla fine mi sono reso conto che il miglior modo per renderlo accogliente è aprirlo definitivamente, in semplicità, senza strafare, perchè quando provo a strafare poi mi perdo in sciocchezze e quando mi perdo in sciocchezze rischio di andare fuori tema, e io non posso andare fuori in tema, perchè non ho i soldi dell'assicurazione e non ci sono distributori di metano nelle vicinanze. Del resto, potrei anche diventare cattivo se continuo a rimandare.

vabbè, la storia è questa, il vecchio blog continuerà a stare aperto nonostante la pesante lapide che poggerò sopra, e con ciò do inizio alle danze.

e quanto cazzo c'è voluto.

Ho fatto la scelta di andare via da msn space per i seguenti motivi:

1)

2)

3)

4)

che non sto qua a raccontarvi perchè penso che siano esclusivamente fatti miei.

In sostanza mi ci trovo già bene, sembra che tiri una buona aria qui dentro. si.

 

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Preprologo contrariato

Ecco, in realtà questo è un articolo che lascia il tempo che trova, anche perchè in questo spazio, meno tempo passa e più si riesce a far vivere le parole che batto su questa tastiera; è un gioco al massacro che mi è sempre piaciuto dai tempi dell'antica Babilonia. Bene, il blog non è ancora pronto per essere ciò che in realtà dice di essere, quindi tra un'impostazione e l'altra, un colore e un altro, sezioni di controllo e Jpeg, sto ancora cercando di capire come funziona il tutto. Perciò aspetto che un lampo di deficenza faccia scaturire quella pioggia che tutti quanti aspettano  da tempo come indicava Giovanni nel libro sacro.

A presto

JiMmY-JaZz 

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